NON È SOLO UNA QUESTIONE DI TECNICHE
Il digital fundraising al servizio del non profit, questo credo debba essere la visione corretta. Attraverso gli strumenti del digitale orientati al fundraising, la sostenibilità del Terzo settore ha finalmente più di una chance e la realizzazione della buona causa, anche dal punto di vista economico, trova risposte più efficaci.
L’utilizzo di tali strumenti non è affatto “solo” una questione di competenze tecniche, anzi! Si tratta, primariamente, di riprendere in mano la nostra donor persona, di rifocalizzarsi sull’obiettivo (che è solo uno: LA SOSTENIBILITÀ) e di capire strategicamente quale strumento sia il più efficace rispetto a ciascuna delle azioni programmate.
Questi processi dovrebbero essere previsti di default e periodicamente, ma si sa... tra le mille cose da fare e la diffidenza al cambiamento, ciò che vince spesso è l’inserimento del pilota automatico.
Il fundraising (digital ne identifica “solo” gli strumenti) è l’attività di raccolta fondi che tutte le organizzazioni non profit, nessuna esclusa, devono portare avanti per garantire il raggiungimento della propria mission, attraverso la realizzazione della loro buona causa.
Questa definizione, tuttavia, comprende significati ampi e complessi.
H. A. Rosso in “Achieving Excellence in Fund Raising”:
Fundraising is the servant of philanthropy (…) Fundraising is never an end in itself (...) Fundraising is only a means to an end that rest on organization mission (…) The most significant of these pillars is “ Why do you exist? ” This question enables an organization to articulate its mission in terms of the societal values it is fulfilling. Mission is what gives us the privilege to ask for philanthropic support. Mission is particularly important in an era in which nonprofit organizations are encouraged to develop new income sources, undertake market - based activities, form collaborations and partnerships, and approach venture philanthropists with confidence."
Il fundraising non è mai fine a se stesso, è un mezzo volto al raggiungimento di un fine il cui cuore è la Mission dell'organizzazione.
" Perché esisti?" Questa è la domanda che consente ad un’organizzazione di articolare la propria missione e identificarne i valori sociali che intende perseguire. La Missione è ciò che dà il privilegio di chiedere il sostegno filantropico.
Pierluigi Sacco in "Il valore del Fundraising nella società della condivisione":
La raccolta fondi è sicuramente un’attività che richiede un corpus di tecniche, conoscenze specialistiche, esperienza professionale, ma allo stesso tempo, è soprattutto il punto di arrivo di una catena di relazioni e interazioni sociali basata non tanto sul meccanismo della dazione, quanto sulla creazione di forme di scambio sociale complesse. Al donatore non si chiede necessariamente denaro. In primo luogo, gli si chiede attenzione e partecipazione nei confronti di una causa socialmente meritoria; a questa causa si può contribuire in varie forme: sondando tempo, competenze professionali, legami relazionali, ma anche, in alcune circostanze, la propria credibilità. Contribuire non significa quindi semplicemente conferire risorse, ma soprattutto lasciarsi coinvolgere: e quindi non è solo dare, ma anche e sarei tentato di dire soprattutto, ricevere. Non per tutte le attività è sensato, e quindi a maggior ragione giusto, raccogliere fondi. La raccolta fondi ha senso quando dietro di essa vi sono obiettivi, esperienze, risultati già raggiunti o ragionevolmente possibili il cui conseguimento può rendere chi si lascia coinvolgere più ricco di esperienza, più consapevole, più aperto e sensibile a ciò che è altro da sé.
Stefano Zamagni in "Fundraising, la strada per l'autonomia del non profit":
Il terzo settore non può più permettersi di operare con i soli fondi pubblici. Deve cercare le risorse nella società, tra i donatori privati. Solo così potrà conquistare quella dimensione di autonomia e indipendenza finanziaria che è fondamentale per esistere e realizzare progetti.
Il fundraising e il digital per il Terzo settore hanno assunto ad oggi un ruolo non solo predominante ma, indispensabile.
L’affermazione assume i toni della banalità e, se ci fermiamo solo un attimo a valutare report e dati, non trova riscontro nella realtà.
Dalla ricerca promossa da Rete del Dono in collaborazione con PayPal Italia e Duepuntozero Doxa “Donare 3.0 - Barriere e opportunità nell’era digitale”, oltre l'83% di chi accede a Internet ha donato almeno una volta in rete, con una spesa media di 90 euro a transazione, anche se oltre il 63% non supera i 50 euro. Non cambiano i metodi di pagamento, ma nemmeno il presidio delle non profit del mondo online: solo il 60% ha un sito responsive, adatto agli smartphone, la stessa percentuale del 2016. Solo il 47% permette di donare a uno specifico progetto attraverso i moduli sul sito, il che potrebbe essere un freno per molti.
Sorge spontaneo domandarsi:
- Se il digital e gli strumenti digitali ci sono così “necessari” nella quotidianità, perché questo non deve essere valido nel momento in cui la nostra organizzazione non profit cerca di perseguire la propria Mission?
- Se la gestione del bilancio familiare riveste un ruolo primario in cui nulla è lasciato al caso, ma si cerca di pianificare entrate e uscite mensili, annuali… e ci si affida a consulenti e/o persone professionalmente preparate, perché non deve essere di valore la stessa progettazione e preparazione anche all'interno di un’organizzazione non profit?
Credo che alla base del mancato o insufficiente utilizzo di strategie di digital fundraising, da parte del Terzo settore, ci sia la mancanza di informazione.
È un paradosso, considerate le infinite fonti a disposizione (anche gratuite), ma un elemento fondamentale da considerare è “Il portatore delle informazioni”, colui cioè che diffonde e condivide le informazioni e conoscenze.
Non possono essere semplicemente i supporti informatici… non bastano: sono efficienti sì, ma non efficaci.